Architettura Umile con Franco Tagliabue
Un articolo di Mara Bragagnolo
Nella sua lezione, l'architetto ha sottolineato l'idea che gli spazi che creiamo non appartengono più esclusivamente a noi. È comune percepire gli spazi più come una riflessione degli architetti stessi che delle persone che interagiscono con essi quotidianamente.
Come architetti, dobbiamo essere disposti a rinunciare al controllo e permettere a questi spazi di evolversi oltre i nostri progetti iniziali, coltivando le relazioni significative che possono creare.
In particolare, quando adottiamo un approccio inclusivo, è fondamentale riconoscere i limiti delle nostre esperienze personali. Se miriamo sinceramente a progettare per una vasta gamma di persone e identità, dovremmo spostare l'attenzione dalla nostra visione personale e permettere invece alle molteplici voci ed esperienze di plasmare il design.
Il concetto di co-progettazione diventa indispensabile per garantire l'autenticità di questo processo. Coinvolgere attivamente le persone per le quali stiamo progettando è fondamentale. Questo approccio è stato esemplificato nel lavoro dell'architetto sul progetto del Centro Civico Noivoiloro, in cui sono stati coinvolti giovani con disabilità del centro nel processo di progettazione. Lo studio ha organizzato un workshop che ha permesso a queste persone di concepire l'integrazione di lampade sulla facciata dell'edificio. Utilizzando spilli, fili e vari materiali, hanno creato la propria interpretazione della griglia elettrica di illuminazione esterna, che è stata poi implementata sulla facciata. Ciò non ha solo incorporato le loro prospettive uniche, ma li ha resi parte integrante del processo di costruzione.
Un altro aspetto umile ma trasformativo di questo progetto è stata la decisione dell'architetto di lavorare con materiali molto economici, al fine di rispettare il rigoroso budget del progetto. Piuttosto che considerare questa limitazione come un impedimento, l'architetto l'ha vista come un'opportunità per sfruttare il potenziale spesso sottovalutato di questi materiali. A causa delle restrizioni di bilancio, alcune aree sono rimaste senza intonaco e sono state semplicemente dipinte. Questo approccio non solo mostra l'autenticità del progetto, ma mette in evidenza anche la bellezza che può emergere dalla ingegnosità.
Il Centro Civico Noivoiloro si è trasformato in un punto di riferimento culturale, non esclusivamente per la comunità locale di persone disabili, ma per tutti. È diventato uno spazio per festival locali, matrimoni e persino funerali, rivolgendosi a una variegata gamma di persone all'interno della comunità. Questo progetto esemplifica perfettamente la filosofia architettonica di Tagliabue di rinunciare alla proprietà dello spazio e permettere che coltivi le proprie connessioni e narrazioni. Questo approccio incarna veramente l'inclusività, poiché lo spazio è autenticamente plasmato dalle persone che lo utilizzano, promuovendo un senso di proprietà e di identità condivisa tra gli utenti.