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In Equilibrio di Juan Fernando Lopez & Alejandra Alvarez-Icaza

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Giuseppe Zampieri, partner presso David Chipperfield Architects e fondatore dell'ufficio di Milano, ci offre le sue riflessioni sulla chiamata dell'architettura all'adattabilità, alla curiosità e all'indagine in una discussione stimolante incentrata sull'equilibrio.

Diventare architetti è spesso il risultato di una curiosità o di una chiamata a scoprire e migliorare il nostro ambiente costruito. Nella nostra conversazione con l'architetto Zampieri, abbiamo iniziato con una domanda sulle ossessioni, ciò che alimenta un architetto nel continuare a scoprire le proprie passioni e trasformarle in spazi utilizzabili nel nostro mondo. Anche se queste ossessioni sono prevalenti, soprattutto all'inizio della carriera di un architetto, Zampieri ci parla della libertà che un designer ha quando si libera di questi interessi iniziali e, contemporaneamente, della necessità per un architetto di allontanarsi dai propri interessi e stili abituali per adattarsi alle mutevoli esigenze del mondo.

In un periodo in cui considerare le condizioni del nostro mondo naturale è fondamentale per la concezione della nuova architettura, Zampieri parla di cosa significhi progettare presso David Chipperfield Architects. I progetti dello studio, ci dice, non possono e non dovrebbero essere definiti da uno stile. Invece, considera lo studio come definito più da una modalità di pensiero, una che è coerente, chiara e concisa. Questa chiarezza offre ai progetti lo spazio necessario per plasmarsi sulle aspettative del cliente e dello studio riguardo all'architettura risultante e al suo impatto sul nostro mondo.

Chipperfield Procuratie Vecchie 2

Nel visitare le Procuratie Vecchie, un intervento attento ed elegante lungo Piazza San Marco a Venezia, abbiamo notato un'integrazione di concetti che oscillano su varie scale. La comprensione del progetto a livello macro nel suo rapporto con la piazza principale della città era altrettanto chiara quanto la reinterpretazione dei metodi costruttivi vernacolari a livello di dettaglio. Zampieri riconduce questa coerenza all'idea di liberarsi dei vincoli predefiniti che derivano dalle ossessioni personali. Pone la domanda: "Qual è l'immagine complessiva e qual è l'immagine nel dettaglio?" come un invito ad argomentare e rivedere costantemente se stessi.

"Prova a trovare un modo per essere ispirato da ciò che facciamo".

Giuseppe Zampieri ci dice che il miglior carburante per ogni architetto, specialmente per i giovani che iniziano il loro percorso professionale, è trovare un modo per essere sempre ispirati da ciò che facciamo. Il suo consiglio è ascoltare, prestare attenzione a ciò che l'ambiente ci sta dicendo, il contesto costruito, le persone. Creare equilibrio, un modo per andare avanti, essere ossessionati e non ossessionati allo stesso tempo. In questo processo di evoluzione e apprendimento, con un contesto di condizioni variabili, l'unica costante è il confronto con idee individuali e collettive, ricordi e pensieri sull'architettura.

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